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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

sabato 19 agosto 2017

L'ultima estate...


L'ultima estate di Diana
Antonio Caprarica
Sabato 19 agosto ore 19.30
Med Cooking School - Ceglie Messapica


Il 28 agosto 1996, giorno in cui il divorzio reale venne ufficializzato, aveva segnato per Diana l'inizio di una nuova vita. La «principessa triste», schiacciata dal peso della monarchia, che meno di un anno prima aveva confessato pubblicamente la sua fragilità e rivelato i tradimenti del marito, si era trasformata in una persona radiosa, più consapevole, genuinamente interessata alle sorti dei più deboli, decisa a difendere il rapporto con i figli e il suo diritto alla felicità. Un simbolo di bellezza e sensibilità, che oscurava l'immagine della Corona inglese; il personaggio più appetibile per quei fotografi e reporter che avranno un ruolo non secondario nella sua drammatica fine. Il racconto di Antonio Caprarica prende le mosse da qui, con l'intento di restituire Diana alla sua storia: quella autentica, privata, che la frenesia dei media ha sepolto sotto improbabili rivelazioni, teorie complottistiche e gossip. Il rapporto con il medico pakistano Hasnat Khan - l'unico uomo che non tradì i segreti e le confidenze della principessa -, le campagne umanitarie, le ultime vacanze con i figli, l'incontro con Dodi al-Fayed: i pochi mesi che precedono lo schianto sotto il tunnel dell'Alma, a Parigi, ricostruiti in una narrazione dal ritmo e dalle immagini cinematografiche, mostrano una donna sempre in bilico fra ingenuità e astuzia, generosità e attaccamento ai privilegi. Una donna inquieta ma piena di vita, che con le sue scelte ha lasciato un segno evidente nella storia di una nazione e, a vent'anni dalla scomparsa, continua a esercitare il fascino e la suggestione dei miti.

ANTONIO CAPRARICA (Lecce, 1951) ha accumulato la sua vasta esperienza internazionale in trent'anni di reportage televisivi dall'estero: per la Rai è stato prima inviato di guerra in Afghanistan e Iraq, poi corrispondente da Gerusalemme, Il Cairo, Mosca, Parigi e Londra. Ha lavorato anche nella carta stampata, come commentatore politico dell'Unità e di Epoca e condirettore di Paese Sera, e in radio, come direttore dei Giornali radio Rai e RadioUno. Per la sua attività ha ricevuto i più prestigiosi premi di giornalismo. È autore di romanzi, racconti di viaggio e saggi. Tra i suoi titoli di maggior successo, tutti pubblicati da Sperling & Kupfer, La ragazza dei passi perduti, Dio ci salvi dagli inglesi ¿o no?!, Com' è dolce Parigi¿ o no?!, C'era una volta in Italia, Ci vorrebbe una Thatcher, Intramontabile Elisabetta.
• «Ultimo dandy del giornalismo catodico, corrispondente eccentrico, un po’ personaggio e un po’ guitto, l’unico erede legittimo di Sandro Paternostro, suo predecessore a Londra» (Stefano Lorenzetto).
• «Mio padre, funzionario dell’Inam, veniva dal Psi lombardiano, fu tra i fondatori del Partito socialista italiano di unità proletaria e infine dirigente del Pci. Al liceo Palmieri di Lecce ero tra i leaderini del 68. Primi articoli su Mondo nuovo, settimanale del Psiup. Laurea in Filosofia con Lucio Colletti. Sono finito a via dei Taurini, redazione dell’Unità».
• «I miei genitori a 14 anni mi spedirono da solo ad Oxford per studiare l’inglese. Allora non lo imparai, ma appresi i trucchi del poker e cominciai a baciare le ragazze. A Lecce, dove sono nato e vivevo, nel 1965 se baciavi una ragazza rischiavi di prenderle. Oltremanica, perciò, ho cominciato ad apprezzare la libertà; l’amore per l’Inghilterra è un riflesso di quella passione» (al Giornale di Vicenza). 
• Patito di pashmine e di cravatte. La sua tinta preferita, «l’azzurro carta da zucchero».
• Sposato con la pianista Iolanta Miroshnikova, conosciuta durante un ricevimento all’ambasciata italiana a Mosca.