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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

domenica 19 marzo 2017

Buona domenica


ore 10:30 - 12:30,  15:30 - 18:30
Museo Archeologico e di Arte Contemporanea
Ritratti e figure dal MAP

ore 10:30 - 12:30,  15:30 - 18:30 
Biblioteca "P. Gatti" e Pinacoteca "E. Notte"
Il Carella in Puglia.

Grotte di Montevicoli
info: 3271909148

ore 18:30 Palasport 2006
Pallacanestro Serie C Silver
 PetrolMenga Ceglie - Diamond Foggia


ore 20:30 Teatro comunale
Filumena Marturano
Compagnia teatrale "Nunzia Stoppa"

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Farmacia di turno
Farmacia Carparelli 
Via Cristoforo Colombo, 3/C
Telefono: 0831-388347
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U vangele di iosce
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
 (Gv 4,5-42)
Clicca qui.

Nu dittèrie
Ci ten terr'
ten' uerr'
Chi possiede terreno
è sempre in guerra
Non hai mai un attimo di riposo. La terra dona, però, è esigente.
Fonte: Per le parole antiche, Proverbi cegliesi

Na fotografije
Ceglie Bella? Sì

Foto Rosanna Mercury Lanzillotti

A terra meje

BIETA ROSSA "CEGLIESE"



La bieta rossa cegliese, quella che compare nella foto a sinistra, in verità, non è proprio rossa (come potete vedere), né propriamente cegliese. Avendola ritrovata più volte in orti di anziani contadini cegliesi l'abbiamo definita così solo provvisoriamente. Pare che sia frutto di una selezione avvenuta nel tempo a partire da una bieta rossa spontanea. Oltre ad essere bello e buono, questo ortaggio si caratterizza per la tecnica colturale, o meglio per la sua assenza. Ancor prima di Masanobu Fukuoka, i contadini locali avevano già dato inizio alla "rivoluzione del filo di paglia". A differenza della bieta rossa comune (foto a destra), non va seminata, non va trapiantata, né tanto meno irrigata. L'unica cosa che dovete fare se volete mangiarla è raccoglierla. Questa varietà, infatti, si è così ben adattata al territorio che sarà sufficiente far andare a seme uno, al massimo due esemplari per ritrovarci in tardo autunno con l'orto infestato. E’ un po’ ciò che avviene più o meno con tutte le piante, ma l'adattamento e la rusticità di questa cultivar ne fanno praticamente un'infestante. Ora ci resta da capire se ne vale o meno la pena portarla in cucina. Quesito al quale Valerio Tanzarella darà risposta.
Angelo Giordano 

Caro Angelo, fosse solo per il colore fuxia/viola/rosso delle coste che s'insinua con fini capillari nelle foglie verdi brillanti, ne varrebbe la pena portarla a tavola. Se a questo aggiungiamo il fatto che è buona e salutare, la risposta, come potrebbero dire quelli che bazzicano i tribunali, è in re ipsa. A differenza dell'altra, cioè della bieta rossa comune (foto a destra), l'attaccatura del lembo fogliare è più alta sulle coste che rimangono un po' più sottili e allo stesso tempo leggermente più fibrose. Le foglie sono di un verde più chiaro e generalmente più piccole. Dal sapore più dolce e aromatico (che non so specificare), in cucina vince il confronto, conquistando tutti. Anche i più piccini che, quando si parla di ortaggi, sono i più critici. Il centrifugato fatto con questa bieta, un paio di gambi di sedano e un po’ di zenzero, oltre a farci tanto (ma tanto) bene, ci consentirà di preparare succhi (o base di succhi da personalizzare) a cui nessuno potrà più rinunciare. Infine, non è da sottovalutare il forte potere colorante di questa pianta.
Valerio Tanzarella